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Il regime iraniano e le riforme impossibili
Crisi di sistema Finora l’Iran si è retto più che sulla religione su un sistema di welfare state e sussidi che grazie alle rendite del petrolio ha assicurato il consenso. Qualcosa ora si è rotto, i più poveri sono sempre più poveri e anche la classe media è in crisi. Ma una terza rivoluzione è improbabile
Teheran, Tajrish bazaar, 5 dicembre 2022 – Ap
Crisi di sistema Finora l’Iran si è retto più che sulla religione su un sistema di welfare state e sussidi che grazie alle rendite del petrolio ha assicurato il consenso. Qualcosa ora si è rotto, i più poveri sono sempre più poveri e anche la classe media è in crisi. Ma una terza rivoluzione è improbabile
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 7 dicembre 2022
Forse la generazione Z dell’Iran non lo conosce e lo ignora. Il più noto studioso di storia contemporanea dell’Iran, Ervand Abrahamian, antico oppositore dello Shah, sosteneva qualche tempo fa sulla New Yorker Review di ritenere «improbabile» una terza rivoluzione dopo quella del 1905 e del 1979. Ma Abrahamian suggeriva anche un’altra cosa: finora l’Iran si è retto più che sulla religione su un sistema di welfare state e sussidi che grazie alle rendite del petrolio ha assicurato il consenso reale. Ed è questo pilastro, nato dall’ideologia di populismo sociale della rivoluzione e dallo sciismo “rosso” del filosofo Alì Shariati, che...