Editoriale

Il regista e il primo attore

Non stupisce, anche se colpisce, che dopo vent’anni di repliche, il finale delle rispettive carriere giudiziarie li veda ancora insieme, ancora accomunati da una conclusione drammatica ma rispettosa dei ruoli […]

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 12 aprile 2014

Non stupisce, anche se colpisce, che dopo vent’anni di repliche, il finale delle rispettive carriere giudiziarie li veda ancora insieme, ancora accomunati da una conclusione drammatica ma rispettosa dei ruoli giocati nella storia di questo disgraziato paese. Uno, la mente, latitante e inseguito da un mandato di arresto con l’accusa di concorso in associazione mafiosa, l’altro condannato per evasione fiscale, ma libero e pronto a scrivere l’ennesimo canovaccio di una nuova campagna elettorale.

Il regista Dell’Utri e il primo attore Berlusconi se fosse un film. Perché senza la mente, l’architetto, l’inventore della macchina pubblicitaria (Publitalia), il grande, insuperabile venditore non avrebbe potuto dare corpo alla trama politica (Forza Italia).

La mafia e l’evasione fiscale oltre ad essere i due reati che li condannano sono anche due tratti distintivi, e fondativi, della nostra biografia nazionale. La coppia Dell’Utri-Berlusconi ha rinnovato l’amalgama di criminalità e malaffare convincendo milioni di elettori che tutto sarebbe cambiato perché nulla cambiava davvero. Capaci di resistere vent’anni alla legge, coperti e protetti da una classe dirigente (da Andreotti a Craxi) che all’inizio pensò di cavalcarli come utili facilitatori.

Dell’Utri fa sapere di essere malato e promette di tornare in Italia per affrontare la sentenza che lo aspetta. Berlusconi, più fortunato, non ha avuto bisogno di espatriare perché nel frattempo la giustizia è stata piegata alle necessità dei suoi guai giudiziari.

Evita il carcere, anche nella forma degli arresti domiciliari, se la cava con una mezza giornata a settimana in qualche struttura di sostegno per i meno fortunati, probabilmente una cascina in costruzione per disabili. E quando si parla di costruzioni c’è odore di beneficenza e creatività immobiliare.

Così finirà pure questo ritornello che ci sentiamo ripetere sugli investitori che stanno alla larga dall’Italia perché la giustizia non funziona, perché non garantisce un quadro di regole certe. E la smetteranno di ricordarci che all’estero il fisco è più amichevole delle nostre pratiche vessatorie. Con la mite sentenza per il grande evasore, con la blanda pena che non gli impedirà di chiedere il voto, anche gli investitori stranieri potranno ricredersi e dare una mano alla ripresa.

E’ vero, i sondaggi danno Forza Italia in caduta libera, i berlusconiani sono descritti come un esercito in rotta, ma l’istinto di sopravvivenza dell’ex cavaliere ha già offerto prove di grandi capacità di rimonta. Grillo e Renzi sono concorrenti temibili perché corrono e combattono sullo stesso terreno propagandistico, ma Berlusconi è libero e la corsa verso le elezioni europee sarà una galoppata a tre punte.

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