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Il remake del ’79 impedito da un ayatollah democratico
Iran/Usa A fermare l'assalto all'ambasciata Usa a Baghdad non sono stati i lacrimogeni, ma l'intervento di Ali al-Sistani, consapevole del pericolo insito dietro le mosse statunitensi: violare la sovranità irachena e mandare in frantumi quel mosaico di etnie e confessioni che è l'Iran
Un'immagine dell'ayatollah Ali al-Sistani – LaPresse
Iran/Usa A fermare l'assalto all'ambasciata Usa a Baghdad non sono stati i lacrimogeni, ma l'intervento di Ali al-Sistani, consapevole del pericolo insito dietro le mosse statunitensi: violare la sovranità irachena e mandare in frantumi quel mosaico di etnie e confessioni che è l'Iran
Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 2 gennaio 2020
Non è stato un remake della presa degli ostaggi nell’ambasciata statunitense a Teheran il 4 novembre 1979, ma c’è mancato poco. Martedì migliaia di iracheni sono entrati nella Zona Verde di Baghdad, di solito blindata: a farli passare sono stati i militari di guardia, loro concittadini, in segno di solidarietà e di protesta per i raid statunitensi di domenica contro le milizie sciite. Nel compound dove ha sede l’ambasciata di Washington, i dimostranti sono riusciti a sfondare un cancello e sarebbero entrati a frotte nella sede diplomatica se non fossero stati fermati. Una cinquantina di iracheni sono finiti all’ospedale per...