Cultura
Il ruggito d’oro della leonessa Schneemann
Biennale d'arte di Venezia Il premio alla carriera va alla body performer americana che ha sempre lavorato sulle questioni di genere e sulla sessualità. Fra le sue azioni più celebri, il rito orgiastico «Meat Joy»
Up to and Including Her Limits, 1973–75
Biennale d'arte di Venezia Il premio alla carriera va alla body performer americana che ha sempre lavorato sulle questioni di genere e sulla sessualità. Fra le sue azioni più celebri, il rito orgiastico «Meat Joy»
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 14 aprile 2017
Negli anni Sessanta e Settanta, Carolee Schneemann ha rappresentato un corpo-incubo sulla scena dell’arte contemporanea. Ogni volta che appariva nella dimensione pubblica, rompeva tabù e spingeva sulla deflagrazione dei confini sessuali. Tanto da farsi riprendere con il suo partner durante gli amplessi in un film-mosaico come Fuses (1964-67), o allestire set altamente disturbanti, come quelo di Interior Scroll (1975) dove, di fronte a spettatori attoniti, sfilava dalla sua stessa vagina un testo che poi recitava (nuda e sporca di fango su un tavolo). «Ho pensato alla vagina in più sensi – confessò serafica all’epoca – sia come luogo di conoscenza...