Politica
Il signorsì dell’Italicum
Fuori, senza troppe storie, i dissidenti Pd, la riforma elettorale è un minuetto per chi si adegua. Concluso subito l’esame in commissione. Renzi fa lezioni di democrazia e il suo vice accusa l’opposizione di fare «cagnara». È l’ultima tappa di un percorso di prevaricazioni e strappi sulla legge più importante
La ministra delle riforme Maria Elena Boschi e il presidente del Consiglio Matteo Renzi
Fuori, senza troppe storie, i dissidenti Pd, la riforma elettorale è un minuetto per chi si adegua. Concluso subito l’esame in commissione. Renzi fa lezioni di democrazia e il suo vice accusa l’opposizione di fare «cagnara». È l’ultima tappa di un percorso di prevaricazioni e strappi sulla legge più importante
Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 22 aprile 2015
Andrea FabozziROMA
Tra chi è stato cacciato e chi ha deciso di andarsene, era assente la maggioranza della originaria commissione affari costituzionali quando ieri pomeriggio è cominciato e subito finito l’esame degli emendamenti alla legge elettorale. Tutti respinti. Dieci deputati del Pd variamente non renziani sostituiti con dieci fedelissimi del segretario, e quindici commissari di opposizione (Forza Italia, Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Sel) fuori per protesta. Cadono gli emendamenti degli assenti, bocciati anche quelli di Scelta civica – alla quale il premier avrebbe promesso una compensazione in posti di governo. C’era tempo per l’ultimo sì e il mandato al relatore...