Alias Domenica
Il testimone post-atomico
Dürrenmatt Engadina in fiamme, Zurigo e Svizzera in macerie: torna (da Adelphi) «La guerra invernale nel Tibet», apologo abrasivo e profetico dell’epoca Reagan-Urss
Georg Baselitz, «Ohne Titel» / «Senza titolo», 1982-’83, legno di pioppo e pittura
Dürrenmatt Engadina in fiamme, Zurigo e Svizzera in macerie: torna (da Adelphi) «La guerra invernale nel Tibet», apologo abrasivo e profetico dell’epoca Reagan-Urss
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 18 giugno 2017
Tra gli scrittori europei che hanno esercitato il loro magistero nella seconda metà del secolo scorso, Friedrich Dürrenmatt (1921-’90) è stato di certo uno dei più risoluti nel volersi sottrarre a quello che, tecnicamente, si potrebbe definire il teatro dell’io. La sua abrasiva passione per le idee lo induceva a scomparire dalla pagina come se l’autobiografia, lo spazio soggettivo e quello psichico altro non fossero che vergognose indulgenze mondane e grossolane imposture. Non si davano zone intermedie né mediazioni: o l’io o le idee. E così nei romanzi, nei racconti, nel teatro e insomma nella folta messe di materiali (termine,...