Alias
Il volo di un falco libero, sul villaggio
Intervista Hevi Dilara, artista curda a Roma, che considera senza retorica seconda patria, continua a coltivare, ad alimentare la speranza di libertà del suo popolo, organizzando iniziative, convegni, rassegne di cinema; affidando alla carta poesie di amore e di lotta.
Intervista Hevi Dilara, artista curda a Roma, che considera senza retorica seconda patria, continua a coltivare, ad alimentare la speranza di libertà del suo popolo, organizzando iniziative, convegni, rassegne di cinema; affidando alla carta poesie di amore e di lotta.
Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 2 gennaio 2016
Il viaggio di un profugo è sempre verso l’ignoto. Ma, di questo viaggio, ogni profugo conserva tracce di memoria. Tragiche, segnate dalle sofferenze, a volte impossibili da decifrare. Nel viaggio di Hevi Dilara, donna curda allora poco più che ragazzina, c’è un buio lungo quanto i chilometri da Spalato a Milano. Chilometri consumati tra le ruote e il cassone di un camion, dividendo l’esiguità dello spazio con cinque uomini che fuggivano, uno solo curdo come lei. Chilometri di cui Hevi non porta ricordo «A un certo punto mi si chiusero gli occhi, li riaprii non so quanti giorni dopo, il...