Italia

Ilva, due fallimenti dietro un disastro

Ilva, due fallimenti dietro un disastro – Andrea Sabbadini

Taranto La città come laboratorio non solo industriale ma politico: prima il disastro della gestione pubblica (anni'70-80) poi di quella privata ('90-2000). Che hanno partorito prima l'era Cito e poi quella berlusconiana, con tanto di buco comunale di 900 milioni

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 5 giugno 2013
A inquinare la storia recente di Taranto, facendo piombare la città in una disgregazione da cui per ora non si intravede alcuna via d’uscita, ci sono due fallimenti. Innanzitutto c’è il fallimento della privatizzazione del grande centro siderurgico dell’Italsider, la grande «svendita» del 1994 da cui nasce il modello-Riva. Negli ultimi due decenni l’Ilva è stato una straordinario laboratorio del lavoro post-moderno, capace di mescolare e amalgamare tra loro il liberismo all’italiana e il ritorno alle fabbriche degli anni cinquanta del secolo scorso. L’immane disastro ambientale (che non nasce certo con la privatizzazione, ma si acuisce decisamente negli ultimi due...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi