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In Afghanistan tanta guerra per niente. E ora si riparte
Omissione compiuta L’ampia adesione dei deputati italiani alle nuove avventure militari votate giovedì indica una continuità storica, un conformismo culturale prima ancora che politico perseguito con ostinazione legislatura dopo legislatura
La delegazione dei Talebani a Doha per trattare la pace con gli Stati uniti – Ap
Omissione compiuta L’ampia adesione dei deputati italiani alle nuove avventure militari votate giovedì indica una continuità storica, un conformismo culturale prima ancora che politico perseguito con ostinazione legislatura dopo legislatura
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 18 luglio 2020
Facile è scatenare una guerra, difficile concluderla. Impossibile – insegna il caso dell’Afghanistan – giustificarla, facendo a meno delle ragioni tartufesche dei politici con elmetto d’ordinanza e vocazione dannunziana o delle simulazioni degli strateghi militari chini sulle loro mappe, ottimisti anche quando il loro fortino finisce assediato dal nemico di turno, come nel caso dei Talebani che hanno convinto gli Stati uniti a sedersi al tavolo negoziale e a firmare il 29 febbraio 2020 uno storico accordo politico. Che non conclude ancora la guerra, non risparmia le vittime, ma certifica il fallimento dell’opzione militarista e rende tragicamente vane, alla luce...