Alias Domenica
Inbari, fragili prelievi dai ricordi di una età insoddisfatta
Narrativa israeliana Allergico all’«erotismo del kibbutz», Assaf Inbari esordisce al romanzo sottraendosi all’idealizzazione di anni lontani e proponendo un canone più realista e più storico: «Verso casa», da Giuntina
Moshe Kupferman, «Abstract Jerusalem Silkscreen», 1977
Narrativa israeliana Allergico all’«erotismo del kibbutz», Assaf Inbari esordisce al romanzo sottraendosi all’idealizzazione di anni lontani e proponendo un canone più realista e più storico: «Verso casa», da Giuntina
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 12 luglio 2020
Verso la fine delle Grandi correnti della mistica ebraica, Gershom Sholem racconta una antica leggenda chassidica: storie di rebbe, delle loro comunità e dei loro prodigi che sostituiscono alle disquisizioni teoriche la materia favolosa di vicende esemplari e stupefacenti. Il Baal Shem Tov – ricorda Scholem citando Agnon – amava rifugiarsi nei boschi; accendeva un fuoco, meditava, diceva preghiere e, per incanto, tutto ciò che desiderava si realizzava. Di generazione in generazione, di rebbe in rebbe, scompare il bosco, non si accende il fuoco, si dimenticano le preghiere, ma «di tutto questo possiamo almeno raccontare la storia» afferma decenni dopo...