Lasciamo al mondo dell’utopia una Organizzazione delle Nazioni Unite che assuma le proprie decisioni vincolanti e senza alcun diritto di veto, con assemblee plenarie dove si vota a maggioranza qualificata dei 2/3 o meglio dei 3/4 del totale delle nazioni e del totale degli abitanti del pianeta.
Un quadro, si potrebbe dire, da democrazia fantascientifica.
Limitiamoci all’ambito del possibile, anche se molto difficile.
La crisi di credibilità dell’ONU è palese e l’urgenza del cambiamento che ne deriva è altrettanto evidente. È necessario adeguare questa istituzione planetaria ai nuovi equilibri geopolitici globali che stanno maturando e renderla più efficace nel contenere e regolare le inevitabili tensioni già in atto e quelle che nasceranno in futuro. Senza una riforma in questa direzione rischia davvero l’estinzione per totale inutilità.
Come dice Alberto Negri nel suo interessante articolo, un allargamento ai G4 (India, Giappone, Germania e Brasile) del numero dei membri permanenti con diritto di veto del Consiglio di sicurezza, che è l’organo decisionale e operativo, ne incrementerebbe la rappresentatività e l’autorevolezza.
Analogamente funzionerebbe un aumento consistente e a rotazione del numero dei membri non permanenti.
Tuttavia è facile rendersi conto come una riforma di questo genere comporterebbe una seppur limitata redistribuzione del potere, compreso quello di veto, dall’attuale novero dei cinque paesi che lo detengono, Usa, Cina, Russia, UK e Francia, tutte potenze nucleari, ad altri quattro, India, Brasile, Giappone e Germania, che rappresenterebbero insieme quasi due miliardi di persone.
Pur considerando la sostanziale omogeneità economica e politica con l’Occidente a guida Usa (a parte e in parte il brasiliano Lula) dei G4 ipotetici candidati permanenti al Consiglio di sicurezza , c’è fortemente da dubitare che ciò possa avvenire, e che, nel caso, possa avvenire in tempi rapidi e senza forti contrasti. Basta pensare al progetto dei cosiddetti Brics, tra i quali due, Russia e Cina, fanno già parte dei membri permanenti, mentre altri due, India e Brasile, ne entrerebbero a fare parte, modificandone gli equilibri in senso favorevole appunto al progetto dei Brics.