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Italia, Cina e via della seta: serve coraggio e pianificazione
Italia/Cina Non basta il MoU: Germania e Francia fanno affari di ogni genere senza aver firmato alcuna intesa. Governo e mondo delle imprese dovrebbero identificare le (poche, ahimè) imprese italiane in grado di avventurarsi su grandi progetti nei paesi centro-asiatici
L’installazione «Golden Bridge on Silk Road» di Shu Yong a Belt and Road Forum a Pechino – Reuters
Italia/Cina Non basta il MoU: Germania e Francia fanno affari di ogni genere senza aver firmato alcuna intesa. Governo e mondo delle imprese dovrebbero identificare le (poche, ahimè) imprese italiane in grado di avventurarsi su grandi progetti nei paesi centro-asiatici
Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 17 settembre 2019
Con la Nuova Via della Seta, conosciuta anche come Belt and Road Initiative (Bri), la Cina intende ridurre le distanze tra i due estremi dell’Eurasia, mostrare ai paesi emergenti una strada efficace, quella cinese, per uscire dal sottosviluppo e rivedere l’ordine economico internazionale, affinché esso rifletta la sua odierna dimensione planetaria. Le ragioni per cambiare l’ordine-disordine mondiale ci sarebbero pure, purché fossero tutelati gli interessi dell’intera comunità internazionale. Non solo i paesi in (perenne) via di sviluppo delusi dal Washington Consensus, che in cambio del miraggio dell’uscita dal sottosviluppo avevano accettato subordinazione politica ed economica, ma ora anche l’Occidente sperimenta...