Politica

Italicum, cambiare si può. Ma dopo

Italicum, cambiare si può. Ma dopoMatteo Renzi alla festa dell'Unità di Catania

Riforme Il presidente del Consiglio prova a rianimare il Sì in ogni modo. «Non parla più» delle sue dimissioni in caso di vittoria del No e assicura di essere pronto a rivedere la legge elettorale. Però prima c’è la Consulta, e poi il referendum. Tutta Europa doveva copiarci l'Italicum. L’esecutivo impedì ogni modifica proprio sul premio di maggioranza al ballottaggio che la Consulta può far cadere. Scaricato nei comizi, il nuovo sistema di voto continua a essere difeso davanti ai giudici dall’avvocatura dello stato per conto di palazzo Chigi

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 13 settembre 2016
Nella enews, che espone a minori rischi di contestazione rispetto a un comizio a Catania o a una passeggiata a Napoli, il presidente del Consiglio si compiace di aver «sparecchiato il tavolo da tutte le cose che impedivano una sana discussione di merito nel referendum». E queste cose sono, nel suo elenco: «La durata del governo e della legislatura, la legge elettorale». Tutte cose che «sul tavolo», però, aveva messo lui. Era stato lui ad annunciare dimissioni immediate, dal governo e persino dalla politica, «il giorno dopo» un’eventuale sconfitta al referendum. Adesso spiega che la legislatura andrà avanti tranquillamente. Quanto...

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