Editoriale

Ius soli, ha vinto l’ideologia della paura

Concludo ora, e dopo oltre quattro giorni e mezzo, lo sciopero della fame intrapreso a sostegno dell’approvazione del provvedimento sullo ius soli e culturae. Insieme a me hanno digiunato una […]

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 24 dicembre 2017

Concludo ora, e dopo oltre quattro giorni e mezzo, lo sciopero della fame intrapreso a sostegno dell’approvazione del provvedimento sullo ius soli e culturae. Insieme a me hanno digiunato una dozzina di senatori; e hanno espresso il loro favore alla campagna “Non è mai troppo tardi” alcuni ministri, da Graziano Delrio a Marco Minniti, quattro ex ministri dell’Interno (Annamaria Cancellieri, Rosa Russo Iervolino, Enzo Bianco e Beppe Pisanu), centinaia di parlamentari, numerosissime associazioni religiose e laiche, un esteso numero di artisti e intellettuali, da Ermanno Olmi ad Alessandro Bergonzoni, e – soprattutto – le organizzazioni degli stranieri di seconda generazione e quei circa 815mila minori che rappresentano «gli italiani senza cittadinanza».

Oggi, la mia è una dichiarazione di resa, è l’ammissione di una sconfitta. Provvisoria, ma certa e inequivocabile.
Ma se io, se noi siamo gli sconfitti, allora chi sono i vincitori?

A vincere non è stata la pavidità spaccona della Lega e della destra, entrambe afflitte da un’ossessiva sindrome dell’invasione e da una torva nevrosi da assedio, che si trasformano in panico di fronte a minori richiedenti la piena titolarità di doveri e diritti.

E a vincere, non è stato nemmeno l’opportunismo piccino del Movimento 5 Stelle. Un soggetto politico che ha la civetteria di definirsi movimento, ma che rivela tutto l’apparato culturale e psicologico di un partito leninista e autoritario.
Conosco personalmente diversi deputati e senatori dei 5 Stelle che condividono interamente il disegno di legge sullo ius soli, ma da loro non è venuta una sola parola di dissenso o una sola manifestazione di obiezione di coscienza.
Potranno avere, i 5 Stelle, grandi consensi, ma il loro futuro è già pesantemente compromesso da questo impermeabile e tetragono conformismo.

Dunque, a vincere in questa vicenda è stata l’ideologia della paura e un’idea pre-moderna della cittadinanza.

Lo ius sanguinis esprime una concezione primitiva, elementare, regressiva
e, in ultima istanza, barbarica della cittadinanza. Una concezione fondata su enclave autoreferenziali e difensive, chiuse e rigide, destinate a esaurirsi e inaridirsi. All’opposto, lo ius soli esprime nella maniera più autentica i principi della nostra civiltà giuridica, della nostra antica tradizione culturale di ispirazione greca e romana.

La cittadinanza come sistema di doveri e diritti, come reciproco scambio e condivisione di valori, in ultima analisi, come essenziale statuto di coesione sociale.

È questa idea di cittadinanza che avete rifiutato, ma siete contro la storia e dunque destinati a perdere.
Ho fiducia: è solo questione di tempo.

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