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J. C. Burris, le marionette del blues
Storie/La magia delle dancing dolls, ingrediente fondamentale dei suoi show L’artista Usa, morto nell’88, ha collaborato con musicisti illustri ed è stato un’incredibile one-man band, imprevedibile come i suoi pupazzi, finiti all’asta nel 2020
La copertina - con le immancabili marionette - di «Blues Professor», il disco di Burris uscito postumo nel 2001
Storie/La magia delle dancing dolls, ingrediente fondamentale dei suoi show L’artista Usa, morto nell’88, ha collaborato con musicisti illustri ed è stato un’incredibile one-man band, imprevedibile come i suoi pupazzi, finiti all’asta nel 2020
Pubblicato 4 mesi faEdizione del 13 luglio 2024
«Il blues è disagio. Non è cantare delle stelle e della luna come in una canzone qualunque. Il blues è una sensazione e se non puoi sentirla, non puoi cantarla». Così Johnny Charles Burris, nato il 5 marzo 1928 a Kings Mountain, minuscola località della Cleveland County in North Carolina, si esprimeva sulla sua arte. A cui dava anche una dimensione fisica e tangibile ben evidente: oltre a esibirsi con voce e armonica in modo superlativo e a saper costruire una ritmica significativa con il battito compulsivo delle mani e l’utilizzo di ossa (rhythm bones) suonate in coppia come strumento...