Italia
Jabil, la storia delle tute blu che non mollano mai
Milano La fabbrica che doveva morire: salvata dai dipendenti. A due anni esatti dall’inizio del presidio, la resistenza dà i suoi frutti: i lavoratori hanno acquisito i macchinari e stanno trattando con un imprenditore per il rilancio
Milano La fabbrica che doveva morire: salvata dai dipendenti. A due anni esatti dall’inizio del presidio, la resistenza dà i suoi frutti: i lavoratori hanno acquisito i macchinari e stanno trattando con un imprenditore per il rilancio
Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 16 luglio 2013
Alessandro BragaMILANO
Fino al 16 luglio del 2011 quel posto è stato solo il luogo adibito al parcheggio delle biciclette: una rastrelliera, quattro pali, una tettoia in ondulina. Da quel giorno è qualcosa (molto) di più. È diventato un luogo simbolo delle lotte operaie per la difesa del proprio posto di lavoro: il presidio permanente dei lavoratori della Jabil. Cassina de’ Pecchi, periferia orientale di Milano, lungo la strada padana superiore, esattamente al chilometro 158. Un’area industriale enorme, dove per decenni migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori hanno reso famosa la zona, grazie alla loro competenza, per essere il fulcro dell’eccellenza...