Internazionale

Jihad e mal di Francia sul fronte del Sahel

Jihad e mal di Francia sul fronte del SahelLa presenza militare francese nel Sahel su una mappa illustrata durante un briefing all'Eliseo – Ap

Burkina Faso/Mali «Non sono qui per darci una mano». Tra un eccidio terroristico e l’altro, cresce l’insofferenza nei confronti della presenza militare straniera e delle "missioni" che si susseguono con la regia di Parigi senza incidere sulla realtà. Omar auspica maggiore autonomia nelle scelte politiche, soprattutto sulla sicurezza: «I giovani intellettuali burkinabé vogliono perseguire con forza questo obiettivo»

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 29 agosto 2021
Piero Sunzini *di ritorno da Ouagadougou
La stagione delle piogge è ancora incerta in Burkina Faso. Tra una precipitazione e l’altra possono intercorrere cinque giorni. Un intervallo lungo che crea un clima pesante, per la carica d’umidità presente nell’aria. Quando entro nell’ufficio di Omar, è appena rientrato a Ouagadougou dalla sua ennesima missione nel nord del paese, gli chiedo di accendere il climatizzatore. Mi offre un caffè. Sono contento di vederlo, di conoscere gli aggiornamenti e il suo punto di vista dopo l’eccidio di Solhan: i 160 civili uccisi ai primi di giugno hanno riacceso il dibattito sulla sicurezza, già centrale nelle discussioni politiche. OMAR È...

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