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Jongkind, la visione multipla

Jongkind, la visione multiplaJohan Barthold Jongkind, "Notre-Dame au clair de lune", 1854, Reims, musée des Beaux-Arts

Al Musée Hébert di La Tronche, frazione di Grenoble, la mostra su Johan Barthold Jongkind, per il bicentenario della nascista Della famiglia dei lunatici, l'artista si reca a Parigi nel 1845 e vi scopre la "vie moderne", che traduce in segno elettrico e pasta atmosferica: ma non dimentica mai i suoi natali olandesi. La mostra permette di apprezzare la screziata singolarità di un maestro ancora schiacciato sul ruolo di "maestro di Monet", di anticipatore dell’impressionismo. Per capirlo, leggere i critici a lui coevi: Burty, Zola, Edmond de Goncourt, Baudelaire

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 8 settembre 2019
Nato sotto Saturno, della famiglia dei lunatici, Johan Barthold Jongkind scoprì il Delfinato – insieme a colei cui si era votato, e che si era incaricata di salvarlo, Joséphine Fesser – nel 1873: cinque anni dopo vi si sarebbe stabilito, a La Côte-Saint-André, borgo celebre per aver dato i natali a Berlioz, in un’ala della proprietà di campagna del genero Jules Fesser. Nel Delfinato il nervoso paesaggista rimase fino alla morte nel manicomio di Saint-Égréve: 1891, aveva settantadue anni; ed è il Delfinato che si incarica oggi di celebrarlo (fino al 30 settembre) in occasione del bicentenario, con una mostra,...

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