Alias
Julie Delpy, il gusto del successo
Set Un incontro con l'attrice più corteggiata dal cinema d'autore, poi regista, sceneggiatrice e musicista. «'La Comtesse' è una storia che mi ha stregata fin da piccola. Ho scritto la sceneggiatura in cinque giorni. È la metafora della mia vita, della difficoltà di essere donna»
Julie Delpy in «My Zoe»
Set Un incontro con l'attrice più corteggiata dal cinema d'autore, poi regista, sceneggiatrice e musicista. «'La Comtesse' è una storia che mi ha stregata fin da piccola. Ho scritto la sceneggiatura in cinque giorni. È la metafora della mia vita, della difficoltà di essere donna»
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 14 agosto 2021
Mario SerenelliniPARIGI
È stata la giovane moglie, di fascino spinosetto, di Bianco, forse il titolo migliore, anche perché ambientato nella nativa Polonia, della trilogia Trois Couleurs: Bleu Blanc Rouge di Kieslowski («che fortuna, cominciare subito a lavorare con grandi registi, che poi mi avrebbero ispirato, senza mai copiarli: chi potrebbe rifare Kieslowski?»). Negli anni 80 è stata diretta in La Passion Béatrice, omaggio di Bertrand Tavernier a Riccardo Freda, di cui era stato l’ufficio stampa, e, in tre film, da Jean-Luc Godard, del quale è divenuta Musa temporanea («avevamo lunghe discussioni sul cinema e sull’attore istintivo, che in questa accezione a lui...