Visioni
«Kim’s Video», l’odissea dell’anti-Blockbuster
Intervista I registi Ashley Sabin e David Redmon raccontano il doc sulla grande collezione in cerca di casa. La videoteca nata a New York, una generazione di filmmakers, il tentativo di Sgarbi di portare il lascito a Salemi
Una scena di «Kim’s Video»
Intervista I registi Ashley Sabin e David Redmon raccontano il doc sulla grande collezione in cerca di casa. La videoteca nata a New York, una generazione di filmmakers, il tentativo di Sgarbi di portare il lascito a Salemi
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 5 febbraio 2023
Giulia D'Agnolo VallanPARK CITY
I registi Ashley Sabin e David Redmon Da una lavanderia, a una catena di videostores indipendenti nel Lower East Side della NY anni Novanta, a Salemi, in Sicilia, su invito di Vittorio Sgarbi, per poi tornare a New York, alla Alamo Drafthouse. L’odissea di Kim’s Video e della sua mitica collezione di cinquantacinquemila films ha ricevuto il giusto trattamento epico nel documentario di Ashley Sabin e David Redmon, Kim’s Video, appena presentato al Sundance Film Festival. Omaggio appassionato alla magnifica entropia di quell’inesauribile magazzino d’immaginario cinema, il documentario di Redmon e Sabin (Mardi Gras, Made in China, Camp Katrina, Girl...