Alias Domenica
Knausgaard, aggiornamenti autoriali all’etica dell’infinitesimo
Casi editoriali Si è conclusa, con il volume titolato «Fine», la maratona autobiografica dello scrittore norvegese, che infrangendo provocatoriamente il patto con il lettore ha preteso nelle copertine originali la dizione «romanzo»: ora da Feltrinelli
Anna Eva Bergman dalla serie «Stones of Castile», 1970
Casi editoriali Si è conclusa, con il volume titolato «Fine», la maratona autobiografica dello scrittore norvegese, che infrangendo provocatoriamente il patto con il lettore ha preteso nelle copertine originali la dizione «romanzo»: ora da Feltrinelli
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 3 maggio 2020
Nel corso dell’ultimo decennio, il dibattito sui rapporti tra (auto)biografia e romanzo sembra avere ripreso vigore, grazie alla popolarità acquisita da scrittori come Annie Ernaux, Emmanuel Carrère e soprattutto il norvegese Karl Ove Knausgaard, che hanno rivendicato spazio al resoconto della propria vite superando, se non cancellando, le barriere tra storia e racconto, tra intimità e esposizione. Al di là delle innumerevoli etichette usate per tentare di definire questo genere di scrittura –- da auto-fiction a non-fiction a post-fiction – il vero punto in comune tra molti scrittori dediti al genere, sembra la convinzione che nomi e cognomi anagrafici realmente...