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Kott, morfologia del tragico da Eschilo a Sharon Tate

Kott, morfologia del tragico da Eschilo a Sharon TateJan Kott nel suo appartamento di Varsavia, novembre 1965, foto di Andrzej Szypowski

Teatro classico In «Mangiare Dio», riproposto da Abscondita, lo studioso di teatro e attivista polacco Jan Kott elaborò un’intepretazione strutturale della tragedia greca: la cui «attualità» viene perennemente riattivata, come mostrano i fatti di cronaca

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 10 dicembre 2017
L’opera capitale di Jan Kott sul teatro greco, The Eating of the Gods (Random House 1973), è un libro dalla genesi complessa. Iniziato a Varsavia nel 1966, fu completato dopo che l’autore ebbe lasciato la Polonia, chiedendo asilo politico in occidente. La fortunata traduzione italiana di Ettore Capriolo per Il Formichiere (1977) è apparsa più volte, e adesso la ripropone Abscondita: Mangiare Dio Un’interpretazione della tragedia greca («Aesthetica», pp. 242, euro 25,00). Nell’introduzione Kott offre al lettore, sin dalle prime linee, un criterio identificativo del tragico, ricorrendo a un episodio di attualità tratto da un articolo del New York Times...

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