Alias Domenica
Koudelka, monito bianco-nero sulle rovine del Mediterraneo
A Roma, Museo dell'Ara Pacis, "Joseph Koudelka. Radici. Evidenza della storia, enigma della bellezza" Una selezione da "Vestiges", progetto fotografico ormai trentennale con cui il fotografo ceco intende tramandare la sua immagine dell’Antico: immobilità, fragilità
Josef Koudelka, Egitto, Alessandria, parco archeologico, 2012 © Josef Koudelka / Magnum Photos
A Roma, Museo dell'Ara Pacis, "Joseph Koudelka. Radici. Evidenza della storia, enigma della bellezza" Una selezione da "Vestiges", progetto fotografico ormai trentennale con cui il fotografo ceco intende tramandare la sua immagine dell’Antico: immobilità, fragilità
Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 21 febbraio 2021
Fin dalla loro nascita all’inizio dell’Ottocento, la fotografia e l’archeologia hanno avuto un obiettivo comune, congelare il tempo: l’una catturando tempo e spazio in un’immagine, l’altra recuperando le tracce materiali del passato. Le foto di rovine classiche divennero presto moneta corrente nell’economia visiva della media borghesia emergente. A distanza di due secoli, la diffusione della fotografia a livello popolare ha causato un processo di estraniamento tra oggetto riprodotto e osservatore: i resti archeologici sono ridotti a icona trivializzata di un passato incompreso. In Camera chiara, Roland Barthes ha scritto che le società del passato hanno fatto in modo che la...