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La “Bontà” del potere

La “Bontà” del poteredal "Calderon" foto Laura Micciarelli

Teatro Il discorso sul potere è pratica sui corpi e parola dell’anima ed è capace non tanto di assegnare la morte quanto di entrare nella singolarità delle vite, riportare l’unicità all’ordine

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 13 febbraio 2016
Nell’intenso periodo di metà anni Sessanta, in testi coevi alla stesura del Calderón (in particolare in Il cinema di poesia), Pasolini coniava la nozione-chiave di «libero indiretto» per comprendere da un punto di vista stilistico come funzionava, per esempio al cinema, la questione della poeticità dell’immagine, l’idea che lo sguardo dell’autore potesse emergere nella sua forza autoriflessiva senza disgiungersi del tutto dal carattere empirico dei personaggi. I quali rappresentando se stessi rappresentano anche l’autore, o meglio ne divengono intercessori, qualcosa di ben diverso dagli alter ego: questi ultimi sono dei «somiglianti», i primi sono invece «eterogenei» all’autore, pur prendendosi carico...

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