Visioni

La canzone maledetta di Cui Jian

La canzone maledetta di Cui JianCui Jian con tromba e cappellino d'ordinanza

Botti di Capodanno Il padre del rock cinese ha detto "no" allo show televisivo più visto della Cina e del mondo intero, perché volevano cambiare il testo del brano manifesto che eseguì nel 1989 per gli studenti di piazza Tiananmen, poco prima che arrivassero i carri armati

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 19 gennaio 2014
Wo cengjin wen ge buxiu ni heshi gen wo zou, ovvero «te l’ho chiesto all’infinito, quando verrai via con me». È l’attacco di una canzone che ogni cinese conosce e saprebbe cantare, sempre. Ne sanno l’intonazione, la strofa, il successivo coro, il titolo (tradotto in inglese come nothing to my name, dal cinese yi wu suouyou, che in italiano potrebbe essere «uno che non ha niente»). Ma più di tutto sanno chi l’ha cantata e la canta ancora, chi ne è l’autore: Cui Jian, il padre del rock cinese. Il 798 è uno degli spazi artistici che seppero fare di...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi