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La cittadinanza virale

La cittadinanza virale

Capitalismo dei disastri Questa condizione non risponde a un potere assoluto che decide su un’«eccezione permanente», né a un «grande fratello» digitale, ma alla necessità di includere e non respingere l’assolutamente estraneo, confliggendo sulle prassi del governo di sé e degli altri. E' una dimensione etico-politicaincomprensibile nei discorsi del soluzionismo tecnologico, delle teosofie della fine del mondo o nelle teorie sull’eccezione. E' qui che si afferma l’alternativa in cui vivremo: da un lato, possiamo essere incastrati in un potere autoritario; dall’altro lato, possiamo praticare una solidarietà potente

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 10 aprile 2020
La cittadinanza virale è fondata sui tamponi, sulla patente dell’immunità verificata da test sierologici e sull’applicazione scaricata sugli smartphone per controllare via bluetooth chi ha contratto il virus Covid 19. Attraverso la geolocalizzazione, la somministrazione di test, la diagnostica precoce i cittadini saranno classificati in base a un credito virale. Chi vorrà essere sottoposto alla verifica della salute riceverà un passaporto che assicura la libertà di movimento revocabile in base all’andamento dei contagi. Chi non si sottoporrà ai controlli potrebbe essere sanzionato socialmente. Le relazioni tenderanno a essere integrate in un dispositivo flessibile considerato necessario per certificare gli stati di...

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