Internazionale
La Corte suprema indiana condanna a morte i carnefici dell’«Indomita»
«Delhi Gangrape case» Zero attenuanti per i quattro che stuprarono in gruppo una studentessa poi morta dopo due settimane di agonia. È la sentenza che l'opinione pubblica e i genitori della ragazza invocavano a gran voce
La soddisfazione di Asha Devi, madre della ragazza stuprata e uccisa a Delhi nel 2013, dopo la sentenza – LaPresse
«Delhi Gangrape case» Zero attenuanti per i quattro che stuprarono in gruppo una studentessa poi morta dopo due settimane di agonia. È la sentenza che l'opinione pubblica e i genitori della ragazza invocavano a gran voce
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 7 maggio 2017
Venerdì 5 maggio la Corte suprema indiana ha confermato la pena di morte per i quattro imputati del «Delhi Gangrape case», in riferimento alla violenza di gruppo subìta dalla studentessa Jyoti Singh nel dicembre del 2012 a bordo di un autobus nei pressi di un centro commerciale di Delhi sud. La ragazza, 23 anni, morì per le ferite inferte dai violentatori dopo due settimane di agonia. Soprannominata dai media nazionali «Nirbhaya» (l’indomita, la coraggiosa), la vicenda di Singh contribuì ad abbattere parzialmente il tabù delle violenze sessuali nel discorso pubblico indiano, portando in strada centinaia di migliaia di giovani a...