Cultura
La decolonizzazione del corpo femminile
Al Reina Sofia di Madrid, l’esposizione «Defiant Muses» fino al 23 marzo. La centralità di quelle pratiche video alternative contribuì alle lotte femministe e anche sindacali. Il reperto, il documento scritto e fotografico, l’intervista e il costume di scena si alternano a installazioni e videoproiezioni ambientali
«El banquete de los artistas y científicos perseguidos» (da «Freak Orlando» di Ulrike Ottinger, 1981)
Al Reina Sofia di Madrid, l’esposizione «Defiant Muses» fino al 23 marzo. La centralità di quelle pratiche video alternative contribuì alle lotte femministe e anche sindacali. Il reperto, il documento scritto e fotografico, l’intervista e il costume di scena si alternano a installazioni e videoproiezioni ambientali
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 28 febbraio 2020
Parlare della mostra dedicata a Delphine Seyrig e ai collettivi video femministi francesi degli anni 70 e 80 in corso al Museo Reina Sofia di Madrid, Defiant Muses: Delphine Seyrig and the Feminist Video Collectives in France in the 1970s and 1980s assume un senso particolare in questi giorni che seguono la condanna di Harvey Weinstein e la vittoria del movimento #me too. Un’esposizione densa e necessaria, visitabile fino al 23 marzo prossimo, curata da Nataša Petrešin-Bachelez e Giovanna Zapperi, che occupa ben dodici sale del prestigioso museo spagnolo, promotore di un programma tra più interessanti d’Europa. LA RASSEGNA RUOTA...