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La febbre dell’oro degli umanisti a Padova e Firenze

La febbre dell’oro degli umanisti a Padova e FirenzeGiovanni Stradano, Francesco I de’ Medici nel suo laboratorio alchemico, 1570, Firenze, Palazzo Vecchio, Studiolo di Francesco I

Editoria Olanda Matteo Soranzo ha raccolto e tradotto in inglese, per Brill, una serie di poemi alchemici latini tra i quali spicca la Chrysopoeia di Giovanni Aurelio Augurello che, si dice, intrigò Leone X

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 12 luglio 2020
Si racconta che quando nel 1515 papa Leone X ricevette come dedicatario la copia a stampa della Chrysopoeia – l’opera in cui, come dice il titolo, l’umanista riminese Giovanni Aurelio Augurello descriveva la ricetta per fabbricare l’oro – ricompensò l’autore con una borsa vuota: avrebbe potuto riempirla se fosse riuscito a produrlo. Questo atteggiamento un po’ snob verso i libri che venivano loro dedicati era un vizio di famiglia, se la famiglia era quella dei Medici. Anche Machiavelli infatti si lamentò che il nipote di Leone X – Lorenzo de’ Medici il giovane, dedicatario del Principe – non degnasse neppure...

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