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La felicità delle comunità in lotta e il lugubre uomo della provvidenza
Le piazze a confronto Quella della Valsusa non è solo una lotta contro un treno fantasma e una galleria demenziale che non si faranno mai; intorno a quella mobilitazione è cresciuto nel corso degli anni l’embrione di una civiltà diversa
Le piazze a confronto Quella della Valsusa non è solo una lotta contro un treno fantasma e una galleria demenziale che non si faranno mai; intorno a quella mobilitazione è cresciuto nel corso degli anni l’embrione di una civiltà diversa
Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 11 dicembre 2018
La giornata dell’8 dicembre ha messo in luce l’essenziale. A Roma, l’autocandidatura di Salvini a «Uomo della provvidenza» («dio e popolo!» All’occorrenza sostituiti da rosario e pasta al ragù); ma anche a padre – anzi, papà – e padrone del paese; e a capo, con felpa d’ordinanza, della Polizia di Stato: a sancire la coincidenza tra governo e partito e tra partito e corpi repressivi dello Stato. IL TUTTO NEL NOME di «Prima gli italiani!»: non sfruttati contro sfruttatori, oppressi contro oppressori, poveri contro ricchi; ma tutti insieme contro i più miseri della Terra: i migranti costretti ad affrontare umiliazioni,...