Cultura

La forza di nominare il mondo e i suoi vuoti

La forza di nominare il mondo e i suoi vuotiClaire Fontaine - Untitled (on vous intoxique!) 2018 / Wikicommons

ITINERARI CRITICI «Vite lavorate. Corpi, valore, resistenze al disamore», di Cristina Morini per manifestolibri. Nel volume si ripercorre la trama del presente che sulle donne disegna il profilo di un modello fagocitante. Secondo l’autrice «è necessario mettere al centro la diversa inclinazione valoriale ed etica del lavoro produttivo rispetto al tempo improduttivo dell’amore». Questo diabolico mettere a profitto il sogno, la sostituzione del godimento compulsivo al desiderio, è lo smarrimento di sé in una miriade di comandamenti sociali che ci sfiancano

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 20 luglio 2022
È quasi chirurgica l’operazione di radiografare il presente e, al contempo, predisporsi alla cura che Cristina Morini ha fatto con il suo libro, Vite lavorate. Corpi, valore, resistenze al disamore (Manifestolibri, euro 16, pp 211). Senza accenno di posture vittimarie, senza ombra di piagnisteo, senza autocompiacimento, con lucidità potente, con elaborazioni maturate nel pensiero e nelle pratiche collettive, si ripercorre, con un dito sensibile, la trama del presente, che sulle donne («scelgo di utilizzare questo termine perché continua a rappresentare le/i negletti, le/i marginali, le/gli oppressi, chi è non-, chi è a-, chi è meno di-», spiega citando il saggio...

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