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La forza egemonica del grande banalizzatore

La forza egemonica del grande banalizzatore«Papera meccanica», costruita da Jacques de Vaucanson (1738)

Il linguaggio della politica Il vecchio riduzionismo spodestato dalla scienza continua a esercitare la sua egemonia in molti campi del sapere diffuso, soprattutto in politica. Da Berlusconi che pensava che il Paese-Italia fosse assimilabile a una delle sue tante aziende, a Salvini che agita la leggenda semplificatrice del «prima noialtri» e fino al M5S che concepisce il pensiero che il Parlamento sia un ostacolo al dispiegarsi della politica

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 16 gennaio 2020
Cosa c’è di unificante nel linguaggio e nei discorsi di tutte le parti politiche che produce l’attuale egemonia culturale? Perché non c’è dubbio che, fatta qualche irrilevante distinzione, esse parlano lo stesso linguaggio, usano la stessa grammatica e adottano gli stessi simboli. Tuttavia questo linguaggio riscuote “successo” tanto da diventare luoghi comuni e da produrre una indiscussa egemonia culturale. Nel campo delle Grandi Opere, ad esempio, vale il principio che esse siano indispensabili, quasi “naturali”: perché non costruire treni che viaggiano sempre più veloci, fare buchi nelle montagne che uniscono luoghi fino ad allora separati, perché non continuare a trivellare...

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