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La Fresnaye, cubismo e malattia di un francese racé

La Fresnaye, cubismo e malattia di un francese racéRoger de la Fresnaye, "L’Homme assis" detto "L’Architecte", Rouen, musée des Beaux-Arts, deposito del Centre Georges Pompidou

Michel Charzat, "Roger de La Fresnaye. Une peinture libre comme l’air", edito da Hazan Aristocratico, melanconico, vittima della Grande Guerra: rivisitare, nell'affascinante biografia di Charzat, la singolare parabola di Roger de La Fresnaye: dall'apprendistato sintetista all'aerea e colorata lettura del cubismo allo stregato e ipnotico ritorno all'ordine degli anni di malattia

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 1 aprile 2018
Dinanzi alla singolare vicenda artistica di Roger de la Fresnaye, troncata da morte prematura nel novembre 1925 a quarant’anni, bisogna resistere alla tentazione di farsi ipnotizzare dalla maniera ultima, morbosamente mischiata all’angoscia di una malattia esiziale, che sprigiona fantasmi e li volge in uno stregato neoclassicismo (e neomanierismo) caricaturale, e tenere la barra del giudizio sul momento di più alta qualificazione, quello cubista. Ma, veniamo subito al punto, in che modo fu cubista La Fresnaye? Storicamente rientra nella categoria dei «cubisti da Salon», coloro che, in schiera militante, si rivelarono al pubblico nel Salon des indépendants della primavera 1911, autonomi...

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