Cultura

La grammatica poetica delle mani

La grammatica poetica delle maniLutz Förster in «Nelken», di Pina Bausch (1982), foto di Oliver Look

LINGUA DEI SEGNI Intervista con la filosofa e ricercatrice Virginia Volterra, dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione - Cnr di Roma, oggi ospite al Festival del Silenzio. «La descrizione della Lis più recente si basa su dati raccolti dalle produzioni spontanee dei segnanti. L’espressione della comunità sorda è vasta: composizioni di tipo narrativo, discorsivo, testi teatrali, poesie e nuovi generi come il Visual Vernacular»

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 21 maggio 2021
Chiunque abbia avuto occasione di vedere Nelken, di Pina Bausch, non potrà dimenticare un sontuoso Lutz Förste in piedi su un tappeto di garofani che interpreta The man I love di Gershwin. La voce fuoricampo è di Sophie Tucker, il danzatore tedesco invece canta con le mani. La lingua dei segni che utilizza è in quella scena un inno sconfinato di amore, rappreso in un corpo che racconta l’eleganza del segreto, della promessa attesa eppure che respira nella massima esposizione di sé, apparentemente intraducibile in parole. Che le lingue dei segni abbiano un fascino visivo e di incantamento anche per...

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