Cultura
La Grande guerra e i confini ripensati dal femminismo
Anticipazioni Il testo è uno stralcio tratto dall’intervento che l'autrice presenterà nell’ambito del convegno fiorentino «De/clinare percorsi di sottrazione nelle narrazioni di movimenti, pratiche, corpi»
Anticipazioni Il testo è uno stralcio tratto dall’intervento che l'autrice presenterà nell’ambito del convegno fiorentino «De/clinare percorsi di sottrazione nelle narrazioni di movimenti, pratiche, corpi»
Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 6 dicembre 2018
Nel corso della Grande guerra i processi di esclusione che lacerarono comunità, popoli e nuclei famigliari, raggiunsero dimensioni inusitate; in quegli anni drammatici la scrittrice cosmopolita Vernon Lee coniò l’espressione «cortina di ferro», espressione che da allora è entrata nel linguaggio politico a designare una linea di confine invalicabile. La ridefinizione violenta dei confini (territoriali, linguistici, ideologici, etnici, di genere) furono esperienze traumatiche che ebbero profonde ripercussioni sulla vita, l’agire e il pensiero delle donne. FIN DAI PRIMI GIORNI del conflitto nuovi confini separarono violentemente gli amici dai «nemici», i patrioti dai traditori, gli affidabili dagli inaffidabili, i civilizzati dai...