Cultura

La grazia e la radicalità di una poesia della terra lucana

La grazia e la radicalità di una poesia della terra lucana

NARRAZIONI «Scannaciucce», di Domenico Brancale

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 31 gennaio 2020
«Solo una fra queste parole/conficcate nella terra/ha i segni dell’agave/forse deve essere perché/ha la foia di tagliare i pensieri/sull’orlo della lingua». È l’agave piena di spine che si trova tra i calanchi deserti della Basilicata, piante che gli asini mordevano dopo una giornata di fatica e che gli costava caro perché ragliavano straziati dal dolore per le spine conficcate sulla lingua e il palato. Una pianta che i contadini chiamavano, nel loro linguaggio immaginifico, «scannaciucce» (che «uccide» l’asino). Ed è proprio con questa titolo, Scannaciucce, evocativo di una stagione passata ma piena di rimandi al nostro tempo straziato che Domenico...

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