Internazionale
La guerra dei bambini di Gaza
Reportage dall’ospedale al-Aqsa Tra cataste di cadaveri senza nome e un numero spaventoso di feriti senza speranza di ricevere cure adeguate per mancanza di mezzi. E i più piccoli in cerca di un perché che non c’è. Amputati in sale operatorie buie, senza elettricità, con antidolorifici e antibiotici centellinati. E non esiste un dopo
A Deir el-Balah, nel centro della Striscia di Gaza, una folla accalcata di fronte all’ospedale al-Aqsa – Federica Iezzi
Reportage dall’ospedale al-Aqsa Tra cataste di cadaveri senza nome e un numero spaventoso di feriti senza speranza di ricevere cure adeguate per mancanza di mezzi. E i più piccoli in cerca di un perché che non c’è. Amputati in sale operatorie buie, senza elettricità, con antidolorifici e antibiotici centellinati. E non esiste un dopo
Pubblicato 3 mesi faEdizione del 31 agosto 2024
Federica IezziDeir el-Balah
«Voglio solo dormire per un’ora senza essere terrorizzato». Ce lo dicono in molti quando arrivano negli ospedali o cliniche dove opera Medici Senza Frontiere. Quei molti che vivono tra le macerie delle loro case. Trascinati da nord a sud, poi ancora da sud a nord, da un campo profughi all’altro. Nessun luogo è sicuro dopo gli implacabili attacchi mirati nella zona umanitaria. Le temperature toccano i 40 gradi, non c’è acqua da bere. Le scuole dell’Unrwa diventano nuovi villaggi. Giochi per i bambini, piccole realtà di cucine improvvisate, adulti in fila con qualche shekel in mano per caricare i telefoni...