Visioni

La guerra infinita di PJ Harvey

La guerra infinita di PJ HarveyPJ Harvey

Note sparse Torna la cantautrice del Dorset, con «The Six Hope Demolition Project» in cui si riappropria in maniera sublime delle sue radici blues e garage rock. Ma i testi non riescono a eludere le maglie della denuncia «ordinaria»

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 20 aprile 2016
Labbra gigantesche, «jaggeriane», lascive, schiacciate da una fotocopiatrice. Era il 1992, la copertina di un disco chiamato Dry e una donna PJ Harvey, all’epoca esordiente, che con una sola immagine, ancora prima dell’ascolto, rivoluzionava il panorama femminile del rock, grazie a un concentrato di violenza e inquietudine, di desiderio femminile in gabbia pronto a liberarsi nelle corde di una chitarra. Ventiquattro anni e nove dischi dopo, la cantautrice del Dorset, abituata a mutazioni continue, estetiche e musicali, ritorna, dopo qualche anno di silenzio, con un disco, The Six Hope Demolition Project, realizzato come una vera e propria installazione artistica, denominata...

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