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La macchina cieca dello sfasciume territoriale

La macchina cieca dello sfasciume territoriale

Ambiente Mentre il Paese si sbriciola si continua a cementificare il territorio, a investire miliardi di euro in opere inutili come il Mose, o in studi fantascientifici come quelli che sono stati buttati su un’opera insostenibile: il Ponte sullo Stretto di Messina

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 26 novembre 2019
Più di un secolo fa, ed esattamente nel 1904, Giustino Fortunato, uno dei più prestigiosi meridionalisti, definì la Calabria come “sfasciume pendulo sul mare” per la fragilità idrogeologica del suo territorio e per l’incuria della classe dirigente. Oggi questa immagine si potrebbe tranquillamente estendere all’intero stivale, dal Piemonte alla Sicilia, attraversando il nostro paese e incontrando, senza soluzione di continuità, territori devastati da terremoti, alluvioni, frane, abbandono e degrado ambientale. Tutto questo è noto da decenni, è stato più volte denunciato da urbanisti, geologi, ingegneri, agronomi, paesaggisti, senza che ci fosse una risposta minimamente adeguata da parte dei governi che...

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