Italia
La memoria dei «monfalconesi», comunisti delusi traghettati a Est
La guerra fredda nelle darsene Finirono in manette o deportati nell’isola prigione di Goli Otok perché sospettati di essere quinte colonne sovietiche, poi rimpatriati in Italia o espatriati in Cecoslovacchia. In rotta con il Pci di Togliatti dopo la svolta di Salerno e poi cacciati da Tito come stalinisti
Cartolina di Fiume, oggi chiamata Rijeka
La guerra fredda nelle darsene Finirono in manette o deportati nell’isola prigione di Goli Otok perché sospettati di essere quinte colonne sovietiche, poi rimpatriati in Italia o espatriati in Cecoslovacchia. In rotta con il Pci di Togliatti dopo la svolta di Salerno e poi cacciati da Tito come stalinisti
Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 18 agosto 2019
Christian EliaPOLA
Quella dei cantieri navali dell’attuale Croazia è una storia che ci riguarda. Con il termine «monfalconesi» si fa genericamente riferimento ai circa 2.500 lavoratori italiani che tra il 1946 e il 1948 si trasferirono nella neonata Repubblica federale jugoslava a margine della sistemazione del confine orientale tra Italia e Jugoslavia, che avverrà definitivamente solo nel 1975, dopo un precedente memorandum temporaneo che risaliva al 1954. Quasi tutti questi «monfalconesi» erano lavoratori della Cantieri Riuniti dell’Adriatico (attuale Fincantieri), specializzati in cantieristica navale e provenienti dalle zone vicine al posto di lavoro, quindi non necessariamente dalla vicina Monfalcone, ma anche da altre...