Cultura
La «mente profonda» che interroga i nostri limiti
Nell’ultimo numero di «Nature» la storia di una insolita partita a Go spiega l’intelligenza artificiale. Sfidanti al gioco cinese, due computer che in tre giorni hanno dato vita a milioni di gare. Almeno per ora, elaboratori e cervello sembrano funzionare in base a schemi diversi e irriducibili
Nell’ultimo numero di «Nature» la storia di una insolita partita a Go spiega l’intelligenza artificiale. Sfidanti al gioco cinese, due computer che in tre giorni hanno dato vita a milioni di gare. Almeno per ora, elaboratori e cervello sembrano funzionare in base a schemi diversi e irriducibili
Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 22 ottobre 2017
Il campione in carica aveva battuto tutti i più forti giocatori del mondo. Aveva sconfitto persino il campione coreano Lee Sedol, vincitore di ben diciotto titoli mondiali. Lo sfidante, invece, era un assoluto neofita: aveva giocato la sua prima partita solo tre giorni prima. La gara, dunque, si annunciava impari. I due avversari iniziarono a sfidarsi, un match dopo l’altro. Lo sfidante, a sorpresa, inizò a vincere qualche mano. Ben presto, il campione si arrese incredulo. Su cento partite, il giovane avversario non gliene aveva lasciata mezza. Non è l’ennesimo sequel di Karate Kid: la partita si è svolta davvero...