Cultura

La «metà oscura»: nostalgici e radicali che la narrativa ha spesso dimenticato

La «metà oscura»: nostalgici e radicali che la narrativa ha spesso dimenticatoUn'immagine dal film "San Babila ore 20: un delitto inutile", diretto nel 1976 da Carlo Lizzani

Un percorso di lettura Poche le eccezioni come «Occidente» di Ferdinando Camon appena tornato in una nuova edizione per i tipi di Apogeo che indagava già nel 1975 il cuore di tenebra della Padova nera, là dove intorno ai neonazisti di Ordine Nuovo si erano gettate le basi operative per le stragi della Strategia della tensione. Al centro del racconto, il profilo di un piccolo leader fanatico, «Franco», e il retroterra emotivo e psicologico dell’odio omicida

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 1 ottobre 2022
Forse non è un caso che malgrado il rilievo che il «fascismo dopo il fascismo» ha tristemente acquisito nella storia nazionale, rare siano le tracce che ne testimoniano la presenza dopo la fine della guerra non tra le pagine di studi e indagini, in qualche modo asettici, ma tra quelle ben più intime e impastate di vita quotidiana della narrativa. COME SE GLI ASPETTI di cronaca, anche sanguinosi, e il permanere di tracce ideologiche incrostate in profondità fossero più facili da assumere della banalità impregnata di esistenza di storie che ci parlano in modo irriducibile non solo degli altri, ma...

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