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La metafora svanita è quella nucleare
30 anni dopo Chernobyl Qui da noi, per il poco nucleare che avevamo fatto – grazie alle ultradecennali lotte e alla vittoria di un movimento che non è solo consolatorio ricordare – il governo va vicino alla procedura di infrazione UE per il ritardo con cui il programma quadro nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi viene avviato
30 anni dopo Chernobyl Qui da noi, per il poco nucleare che avevamo fatto – grazie alle ultradecennali lotte e alla vittoria di un movimento che non è solo consolatorio ricordare – il governo va vicino alla procedura di infrazione UE per il ritardo con cui il programma quadro nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi viene avviato
Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 27 aprile 2016
«Prometeo è caduto a Chernobyl», proclamavamo con un po’ di retorica nel 1986, poco tempo dopo il disastro, denunciando dalle colonne del manifesto il perenne mito del dominio dell’uomo sulla natura, il «fuoco nucleare» sottratto alla natura per il bene dell’uomo. Molti giorni dopo la stampa francese chiedeva scusa per aver occultato Chernobyl ai lettori, costretta dal clamore della manifestazione dei duecentomila, il 10 maggio 1986 a Roma. In realtà il mito di Prometeo, che ha attraversato indenne la cultura greca, quella giudaico-cristiana e quella marxista, ha resistito alle incrinature che scorgevamo allora, segni della sua decrepitezza e inadeguatezza. Un’altra...