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La non tutela del lavoro con i beni culturali

La non tutela del lavoro con i beni culturaliI bronzi di Riace al museo di Reggio Calabria – LaPresse

I nodi della riforma Territorio, valorizzazione, canonizzazione del volontariato... E un nuovo centralismo che rischia di espropriare la possibilità di governare dai luoghi e creare occupazione con la cultura e il patrimonio ambientale

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 7 maggio 2016
Mentre Renzi e Franceschini riaprono il museo di Reggio Calabria con i bronzi di Riace e la canonizzazione del volontariato, diventa operativa una profonda riforma del sistema italiano della tutela – e del relativo ministero – che ha caratterizzato il Novecento. Riorganizzazione di uffici e istituti centrali e periferici, 22 «istituti dotati di autonomia speciale», valorizzazione di aree monumentali e dei musei organizzati in «Poli regionali» e separati dalle soprintendenze. Queste ultime scomparse nella forma singola, o mista, e unificate come «Soprintendenze archeologiche, belle arti e paesaggio». La riforma avviene in un corpo sfiancato da decenni di tagli e mancate...

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