Alias Domenica
La nostra natura transeunte colta al volo
Interviste Canadese di origini ungheresi, lo scrittore David Szalay parla del suo atipico romanzo, «Tutto quello che è un uomo» (Adelphi) in cui «smonta» il mito dell’unicità individuale e, insieme, il culto narcisistico di sé
Jeff Wall, A Sudden Gust of Wind (after Hokusai), 1993
Interviste Canadese di origini ungheresi, lo scrittore David Szalay parla del suo atipico romanzo, «Tutto quello che è un uomo» (Adelphi) in cui «smonta» il mito dell’unicità individuale e, insieme, il culto narcisistico di sé
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 18 marzo 2018
Nove personaggi maschili schierati cronologicamente dai diciassette ai settantatré anni, dispersi ai quattro angoli d’Europa, sorpresi impietosamente nell’atto di elaborare o commettere piccole nefandezze, spasmodicamente protesi alla ricerca di una conferma sempre più improbabile – ma non per questo meno disperata – del proprio ego: in Tutto quello che è un uomo (traduzione di Anna Rusconi pp. 402, euro 22,00) lo scrittore canadese di origini ungheresi David Szalay tratteggia con brillantezza e autoironia un’immagine certo non lusinghiera del maschio occidentale, scegliendone un campionario di stupefacente omogeneità. Bianco, europeo ed eterosessuale (con l’unica eccezione, forse, di Tony, il settantenne depresso al...