La nostra risposta
Un gruppo di parlamentari e di ricattatori guidati da un pregiudicato. Irresponsabili di fronte ai problemi degli italiani. Prepotenti nei confronti delle istituzioni. Nel loro codice politico non esiste l’interesse […]
Un gruppo di parlamentari e di ricattatori guidati da un pregiudicato. Irresponsabili di fronte ai problemi degli italiani. Prepotenti nei confronti delle istituzioni. Nel loro codice politico non esiste l’interesse […]
Un gruppo di parlamentari e di ricattatori guidati da un pregiudicato.
Irresponsabili di fronte ai problemi degli italiani. Prepotenti nei confronti delle istituzioni. Nel loro codice politico non esiste l’interesse del paese ma soltanto quello del loro «boss». Perchè l’avvitamento precipitoso della crisi di governo, con le dimissioni ieri sera dei ministri del Pdl, è direttamente proporzionale all’avvicinarsi della decadenza di Berlusconi dal seggio senatoriale. E alla possibilità che il «capobanda» venga arrestato. Quindi un condannato con sentenza definitiva e sotto processo per un altro numero infinito di reati, conta più di sessanta milioni di persone.
Era evidente che una volta appurato che le larghe intese non servivano più alla salvezza del condannato, i ministri del Pdl sarebbero scattati sull’attenti ubbidendo all’ordine del padre padrone di ribaltare il tavolo. Una mossa disperata che già con le dimissioni dei parlamentari del centrodestra aveva chiarito di non tenere in alcun conto il rispetto dell’assetto costituzionale.
Non vale ora dire quanto fosse il buon senso prima ancora che la lucidità politica, a farci oppositori di una Santa alleanza con chi, inseguito dalle sentenze, non avrebbe consentito un’azione di governo utile al paese. Il governo Letta era tenuto al guinzaglio, che si allentava o stringeva a seconda degli umori e degli interessi di uno solo. E, come era facilmente prevedibile, quando è stato chiaro che le minime regole di uno stato di diritto non avrebbero consentito nessun salvacondotto per Berlusconi, il fragile castello costruito dal Quirinale è crollato.
Ora si corre verso le elezioni, che, come ciascuno può comprendere, non saranno un pranzo di gala. Perchè prima bisognerà trovare una maggioranza in grado di votare una riforma della legge elettorale, e si dovrà scrivere una legge finanziaria entro la fine dell’anno. Ma l’una e l’altra difficilmente potranno essere il frutto di accordi di vertice, a causa del deterioramento dei rapporti politici tra il Pd e le forze che proprio le larghe intese hanno messo all’opposizione. Dovrà essere la società, il paese a farsi sentire, a chiedere alle forze parlamentari di trovare un accordo per uscire da questa crisi evitando una sua precipitazione rovinosa. Le forze sociali, i sindacati, i movimenti adesso possono giocare un ruolo politico importante e strategico. E forse, come nei momenti piu difficili e delicati della nostra storia, bisogna iniziare da una forte mobilitazione di piazza in difesa della democrazia contro i ricattatori votati da una parte minoritaria dei cittadini. Che forse sono stanchi di essere usati per difendere gli interessi del Cavaliere.
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