La pace necessaria in un monumento
Particolare della palazzina del comando del Campo di prigionia 65
Cultura

La pace necessaria in un monumento

Archeologia Intervista a Giuliano De Felice, docente all’Università di Bari. La nuova vita del Campo di prigionia 65 che sorgeva nella Murgia interna tra Gravina e Altamura. Come uno spettro, sostenuta da alberi scheletrici, spicca la palazzina del comando. «Istituito nel 1942 ospitò prima i prigionieri alleati, quindi "politici", ebrei, omosessuali. Dopo l’8 settembre coloro che si imbarcavano per la Palestina. Ultimi furono i partigiani jugoslavi»
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 11 marzo 2022
Giuliano De Felice, docente presso l’Università di Bari e redattore della rivista Archeostorie, concentra le sue ricerche sull’archeologia contemporanea, disciplina di crescente fortuna nel mondo anglosassone e sparute applicazioni in Italia, dove «la spettacolarizzazione dei beni culturali va di pari passo con l’onnipresente tradizione classicista e con quel senso di possesso del patrimonio antico dal quale quasi siamo ossessionati». Nel 2017, accompagnato nella Murgia interna dall’esperto di didattica della storia Antonio Brusa, fu sorpreso dalla muta potenza di una ferita impressa sul territorio dalla Seconda guerra mondiale: il Campo di prigionia 65. «Di certo non mi si mostrò bello; nemmeno...

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