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La pesca sott’acqua. Noi e i ricci

La pesca sott’acqua. Noi e i ricci

Cartelli di strada Non esistevano regole sulle limitazioni di pescato. Avevamo imparato presto ad aprirli con le forbici ed estrarre le uova color rubino, senza ficcarci gli aculei nei polpastrelli

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 2 settembre 2017
I fondali scogliosi erano ammantati di ricci di mare e bastava chinarsi, a pochi passi dalla battigia, per raccoglierne a piene mani. In acqua alta invece ognuno di noi (14–15enni) si portava maschera e forchetta. Essendo arcuata, la posata ben si prestava a staccare il riccio dalle cavità dello scoglio. L’equipaggiamento comprendeva anche cassette di legno galleggianti; si restava in mare finché non le riempivamo. Non esistevano regole sulle limitazioni di pescato. Avevamo imparato presto ad aprirli con le forbici ed estrarre le uova color rubino, senza ficcarci gli aculei nei polpastrelli. Tornando verso le cabine, dove i grandi aspettavano...

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