Al mio mettere in dubbio l’ormai consolidata “visione politica” di concentrarsi/limitarsi all’Europa come orizzonte (ne è esempio l’articolo in discussione) Massimo mi ha già risposto:
“io vedo nella costruzione dell’Europa un primo e necessario passo verso l’internazionalismo proletario. Come non condividere quindi a poco meno di un anno dalle elezioni un confronto sul come, chi e cosa.”
Ed è proprio questa tesi che non mi convince: da un orizzonte universalistico ci restringiamo ormai a quello europeo, e solo dell’Europa ci preoccupiamo. E tutto perché? Perché si avvicina la scadenza elettorale europea.
E’ un effetto distorsivo, quello delle scadenze elettorali, che ormai da anni e anni ha colpito le capacità progettuali della sinistra. Si è persa la capacità (ovviamente a mio non modesto parere…) di pensare e progettare a lungo termine; si vive non dico alla giornata, ma in base ai calendari elettorali, inseguendo via via una elezione dopo l’altra - sia comunale, regionale, nazionale o europea.
Ci si lamenta della mancanza di idee nuove, di progettualità. E ti credo! Se l’orizzonte è talmente basso, talmente limitato al fatto elettorale (partiti come macchine elettorali, e nient’altro) non c’è da stupirsi di tale mancanza, e non c’è da stupirsi per di più della crescente inarrestabile astensione dal voto delle classi popolari (soprattutto).
E poi: l’obiettivo di dare corpo ed anima ad una Europa super-nazione, in grado di competere con le altre grandi entità politiche odierne - USA, Cina, Russia, India - non mi affascina per niente, se la competizione è tra entità politiche dominate dal capitale, quindi tra blocchi capitalistici (guerre commerciali per la supremazia nel mercato mondiale che come si vede rischiano ogni giorno di diventare guerre totali).
Anche perché la realtà di fatto è l’atlantismo (Occidente, con altro termine): questa Europa è legata indissolubilmente, attraverso la Nato, agli USA, ed insieme costituiscono il blocco occidentale che non vuole rinunciare, anche in epoca post-coloniale, alla supremazia mondiale.
Questo è l’orizzonte ristretto (una gabbia per le sinistre europee), atlantico, che mi sembra necessario rompere sul piano ideologico e politico.
L’internazionalismo (proletario) di una volta - prima dello scioglimento del PCI - era tutt’altra cosa.