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La Rai e i bussolotti di Fuortes. Come prima più di prima
Le nomine Per tenere a bada la cattiva politica non serve la negazione retorica della realtà. Si rende indispensabile una vera riforma del settore, nella quale sia rivisto innanzitutto il meccanismo di scelta dei vertici, affidandolo ad un’entità terza come una fondazione
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Le nomine Per tenere a bada la cattiva politica non serve la negazione retorica della realtà. Si rende indispensabile una vera riforma del settore, nella quale sia rivisto innanzitutto il meccanismo di scelta dei vertici, affidandolo ad un’entità terza come una fondazione
Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 19 novembre 2021Edizione 19.11.2021
Nelle ultime ore le voci sussurrate sono diventate una grida. Lo slogan del fuori i partiti dalla Rai è stato solo una patetica messa in scena, perché il rito delle nomine torna con una ripetitività seriale. Anzi l’ultima girandola fa rimpiangere persino la vecchia ed esecrabile lottizzazione. Una lottizzazione che – pur indifendibile- aveva per lo meno il retroterra di reali organizzazioni di massa. Del resto, Emmanuele Milano, Massimo Fichera, Angelo Guglielmi, Emilio Rossi, Alberto La Volpe o Sandro Curzi (per citare un po’ di nomi) non sfigurarono affatto. Al contrario. Via via il contesto è mutato, deteriorandosi con la...